Il nido di vetro. Una piccola storia d’amore.
Quando, alcuni anni dopo, mi sono sentita pronta per raccontare la storia mia e del mio secondo bambino, nato estremamente prematuro, ho scritto Il nido di vetro velocemente, durante il mese di giugno, mentre ero sola a Milano.
Ero spinta dal desiderio di fermare sulla carta le emozioni contrastanti che mi avevano allora travolta e che ancora non avevo dipanato.
Non volevo dimenticare nulla di quei giorni, perché sentivo che tutto quello che sarebbe stata la vita della mia famiglia, era indissolubilmente legato ai lunghi mesi trascorsi in Terapia Intensiva Neonatale accanto al nostro piccolo Matteo, nato di appena 26 settimane, con un peso di 830 grammi.
E poi volevo dare voce alle donne meravigliose che ho incontrato in quel periodo, alcune con storie dolorosissime alle spalle, con percorsi molto più tortuosi del mio. Spesso profondamente diverse da me, eppure vicine, grazie al legame nato condividendo giorno per giorno la lotta per la vita dei nostri bambini.
Desideravo anche provare a raccontare un mondo sconosciuto a chi non ne ha mai fatto parte e certamente difficile da comprendere: la strana normalità che si crea in un luogo di regole diverse e lontane da quelle a cui siamo abituati, gli alti e bassi, la gioia per progressi minimi, che assumono lì dentro un valore immenso; la relazione complessa con la vita fuori, con l’altro figlio, con il compagno; il rapporto con i medici e gli infermieri, particolare e denso di umanità.
Non so se ci sono riuscita, ma qualche giorno fa una mamma che ha letto questo mio libro, mi ha scritto: “leggendolo, mi sono sentita finalmente compresa dopo tanti anni”. Non potevo riceve messaggio più bello.
Giuliana Arena