Trevor Noah, nato fuorilegge
«Sono cresciuto in Sudafrica durante l’apartheid, il che era complicato, dal momento che ero il prodotto di una famiglia mista in cui l’elemento misto ero io.»
Pubblicata in Italia da Ponte alle Grazie, l’autobiografia di Trevor Noah, comico sudafricano trapiantato in America, è unica sotto molti aspetti: racconta una storia piena di violenze, difficoltà e discriminazioni in modo ironico e mai autocommiseratorio, dipinge il ritratto di una donna – la madre di Trevor – capace di opporsi con testardaggine e coraggio alle leggi ingiuste e illogiche degli uomini, dimostra che anche partendo dalle situazioni più disagiate si può raggiungere il successo se si conserva la capacità di ridere.
Fin da piccolo Trevor si scopre al centro di contraddizioni apparentemente irrisolvibili, “troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri”, anche se la sua scelta di campo l’ha fatta ed è quella dei neri: fra i motivi che l’hanno spinto a trasferirsi in America, dice più tardi con la solita ironia, c’è stata l’assicurazione che laggiù sarebbe stato considerato nero a tutti gli effetti (e invece, appena arrivato, viene scambiato per ispanico). Dagli scontri con i bulli durante l’infanzia alle prime tragicomiche esperienze sentimentali, dal trauma del tentato omicidio della madre da parte del patrigno al riavvicinamento con il padre biologico, la storia di Trevor è una miniera di episodi indimenticabili e di riflessioni che ci portano, sempre con un sorriso, al significato più profondo della nostra comune umanità.